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Formazione, Lavoro

FARE IMPRESA LOW COST – Parte 3 – Il Business Plan questo sconosciuto!

di Simona Ciccardini

Punto dolente di ogni progetto è la stesura del business plan. Anche volendo investire nella nostra start up meno di 1.500 euro, dobbiamo sapere che non ci possiamo assolutamente esimere dallo scrivere il business plan.

Senza non si arriva a nulla.

Per due motivi: il primo è arrivare ad avere chiara l’idea di cosa si vuole fare e delle risorse che abbiamo a 18039752-man-climbing-on-ladder-drawing-business-plandisposizione. I dati Istat ci danno drammatici risultati in merito alla vita delle piccole imprese italiane. Il 75% non sopravvivono ai primi due anni di attività e se valutiamo come hanno agito gli imprenditori a capo dei progetti,  vediamo che il loro fallimento poteva essere evitato grazie a una attenta analisi e a una pianificazione dettagliata nel tempo della propria attività, lo studio dei costi e degli introiti che ci si può ragionevolmente attendere, così da calibrare step by step azioni e budget. Il business plan impone lo studio del mercato al quale si andrà ad offrire i propri servizi e prodotti, mettendo a fuoco punti di forza e opportunità, insidie e strategie per arrivare a obiettivo. Sapere ciò che vuole il nostro futuro cliente è alla base di ogni azione e ogni azione deve essere valutata in anticipo. Il secondo, è acquisire il linguaggio dei possibili finanziatori, il modo migliore cioè di spiegare nei dettagli la nostra idea imprenditoriale e coinvolgere altri per poter continuare a crescere sul mercato foraggiati da nuovi finanziamenti.

Il business plan non è un documento impossibile da redigere. Basta non tralasciare alcune informazioni inderogabili al quale deve rispondere.

Poche pagine, ma buone!

La struttura. Si parte da una piccola sintesi dell’idea progettuale, prodotti/servizi che verranno offerti, il perché e a chi, la sede ed eventuali soci coinvolti.  E poi paragrafo per paragrafo in modo chiaro e diretto si analizza il progetto in ogni sua parte.

Chi sono io? Attraverso la presentazione del curriculum raccontiamo la nostra storia professionale. Mettiamo in luce le nostre esperienze, le qualifiche e le competenze al fine di dare credibilità alla nostra idea.

Qual è il mio  prodotto?  Descriviamo il nostro prodotto/servizio che andremo a proporre. Facciamo inoltre il punto sulle esigenze che stiamo andando a soddisfare e ripercorriamo  le fasi di produzione, distribuzione e promozione. Qui specifichiamo gli strumenti e le professionalità coinvolte, i tempi allocati e gli investimenti che saranno necessari.

A chi vendo? Chi è il mio cliente? A chi andranno i miei prodotti? Chi ha bisogno dei miei  servizi? Come posso rendere il mio prodotto più appetibile?  L’analisi della domanda punta a tracciare il nostro cliente e a trovare il linguaggio giusto per interloquire con lui. Non pensiamo di piacere a tutti, così non sarà mai. Individuiamo dunque chi acquisterà, diamogli un volto studiando i suoi gusti e il suo linguaggio. Se individuiamo più di una tipologia dividiamo i nostri clienti in segmenti di target.  E quantifichiamo facendo una proiezione ideale del numero di persone che potremo raggiungere grazie ai diversi mezzi che abbiamo a disposizione (attraverso lo registrazione dei dati per la distribuzione dei prodotti ecc).

Che regime fiscale mi è più congeniale? Pensiamoci e specifichiamolo, così come la sede dell’attività,  i mezzi che abbiamo a disposizione e il tempo che vogliamo dedicare allo sviluppo dell’impresa.

Chi sono i miei concorrenti? L’analisi dei competitor è importante per sapere ciò che loro già fanno (e trovare un modo per fare meglio) e ciò che non fanno (per farlo noi creandoci la nostra isola felice). L’occhio buttato fuori da noi, dovrà essere sempre ben aperto e pronto a carpire ogni segnale di cambiamento per adeguarci e essere pronti a proporre innovazione.

Quale strategia voglio adottare?  In questa parte del business plan entriamo nei dettagli pratici del progetto: il prezzo prodotto/servizio, i canali di distribuzione, la comunicazione. Entriamo nel mondo dei numeri creando un  elenco di costi da sostenere –  distinguendo quelli per l’avviamento e quelli ricorrenti (per l’importanza della tematica ne parlerò più approfonditamente nei prossimi articoli)  e quantificando i ricavi che secondo noi andremo a ottenere. Queste voci sono parte del piano finanziario che altro non è che la traduzione in numeri delle previsioni dei costi e dei ricavi. A questo sarebbe bene includere un piano delle entrate e delle uscite che potremmo attenderci nei primi cinque anni di attività.

Arrivati a questo punto abbiamo esattamente la cartina tornasole del nostro progetto imprenditoriale. Possiamo essere molto fieri di averlo costruito in modo professionale e ci tornerà utile contribuire continuamente al suo aggiornamento rendendolo incollato alla realtà di mercato e ai suoi repentini cambiamenti. Non lo riponete nel cassetto ma tenetelo sempre a portata di mano perché, passo dopo passo, traccia la strada del nostro successo.

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